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venerdì 15 marzo 2019

ANIMALI E FINE VITA DEGLI UMANI


Che fare quando il proprietario di un animale si trova ad affrontare una grave malattia o quando si trova a fine vita? Il proprietario, soprattutto se non ha familiari stretti, generalmente non vorrebbe separarsi dal proprio pet, cosa che risulta spesso impossibile fare se si trova ricoverato in un ospedale o in un Hospice. Inoltre, se consapevole di essere alla fine della vita, il proprietario potrebbe giustamente preoccuparsi del destino dell’animale. Il Comitato Sammarinese di Bioetica ha recentemente approvato un documento innovativo dal titolo "Processo decisionale nella presa in cura della persona malata nel fine vita". Si tratta di un testo sul fine vita della persona che dedica un capitolo alla relazione e al destino del proprio animale da compagnia, e ad oggi rappresenta l'unico esempio di gestione del pet dopo la morte del proprietario. Ecco un estratto del testo.
“Gli animali dunque sono attori di una relazione importante, in grado di influenzare in maniera positiva la vita della persona che accompagnano. Nel corso degli anni numerosi sono stati gli studi tesi a dimostrare quali e quanti benefici l’essere umano che attraversa una fase caratterizzata da fragilità, come quella della malattia e del fine vita, possa ottenere dalla vicinanza e dalla interazione con un animale, in termini di miglioramento della qualità della vita. La presenza dell’animale che fa parte della famiglia è un fattore che promuove benessere, allevia lo stress, favorisce il rilassamento, offre accettazione. Nessun vincolo andrebbe quindi posto al proseguimento della relazione anche a seguito del trasferimento in strutture residenziali quali gli Hospice. 
La presenza di un animale in famiglia, a volte anche unico altro componente della stessa, pone tuttavia degli interrogativi e delle preoccupazioni nel proprietario responsabile che si chiede come sarà la vita del suo compagno dopo di lui.
Numerosi sono i casi di lasciti di denaro destinato all’accudimento, spesso frettolosamente imputati ad eccentricità, che rivelano invece la preoccupazione per la sorte degli animali da parte di chi ha la responsabilità nei confronti di questi.
Gli animali domestici non possono essere beneficiari di lasciti. Al contrario, come altri possedimenti, gli animali possono divenire proprietà degli eredi, che saranno più o meno disponibili o adatti all’adozione, e non sempre in grado di garantire il benessere psicofisico degli stessi, o di corrispondere alle aspettative del proprietario originario.
Alla luce di queste considerazioni il CSB (comitato Sammarinese di Bioetica) intende offrire una riflessione sull’opportunità per i proprietari di animali famigliari di dichiarare le proprie volontà circa il destino di questi. Nella Repubblica di S. Marino, gli animali di proprietà rimasti orfani del proprietario, in mancanza di parenti in grado di occuparsi di loro, al momento sono accolti nel rifugio gestito da un’associazione animalista che li accudisce in attesa di un’adozione.”
A noi sembra un bell’esempio da imitare. Voi che ne dite?

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