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mercoledì 25 aprile 2018

LA STORIA DI LAPO


In Clinica talvolta arrivano casi (e pazienti) più complessi di altri, che possono evolversi in modi inaspettati. Abbiamo chiesto al Dottor Luca Redaelli di raccontarcene qualcuno. Inizialmente ha opposto un po' di resistenza, ma poi ha collaborato. Ecco, quindi, la storia di Lapo.

Lapo è un cacciatore di cinghiali. È un laika, una razza russa molto coraggiosa, in grado di entrare nel sottobosco più impenetrabile.
Una domenica mattina di ottobre parte al fianco del suo proprietario per una battuta di caccia, ma non è la sua giornata fortunata. Quel giorno un pallettone sparato dal padrone viene deviato da un primo albero, poi da un secondo e alla fine raggiunge proprio Lapo. L’animale viene colpito a un arto anteriore mentre sta saltando fuori dai rovi, il proiettile gli entra nel torace passandolo da parte a parte e passa nell’altro arto.
Lapo viene immediatamente soccorso e portato da colleghi dell’Ambulatorio Veterinario Lago d’Orta in condizioni disperate, in stato di shock e con serie difficoltà respiratorie. Ulteriori indagini evidenziano paresi dell’arto destro, pneumotorace (aria nella cavità pleurica), importanti lesioni del polmone, frattura dell’omero sinistro. Nonostante la gravità della situazione gli viene salvata la vita in extremis. Lapo lotta. Sottoposto a terapia intensiva, sempre presso l’ambulatorio Lago d’Orta, vede stabilizzarsi le principali funzioni vitali. Dopo sette giorni riprende a mangiare ma non è in grado di camminare, uno dei suoi arti anteriori è ancora in stato di paresi (il destro), l’altro è compromesso da fratture multiple. È quest’ultimo che dobbiamo tentare di salvare, perché Lapo, che certo non potrà più correre come prima, possa almeno stare in piedi e muoversi autonomamente.
Dopo aver consultato i colleghi che lo avevano in cura, decidiamo di operare. Lo addormentiamo e riusciamo a estrarre il grosso proiettile che ha ancora all’interno dell’arto fratturato. È completamente deformato dagli alberi che lo hanno deviato. Dopodiché applichiamo due grandi placche per stabilizzare la frattura. Avrà un arto più corto dell’altro a causa della frantumazione dell parte centrale dell’osso operato. Pazienza, l’importante è che viva e che sia autosufficiente. Incrociamo le dita. A sette giorni dall’intervento, l’arto in stato di paresi di Lapo riacquista un po’ di sensibilità: lo muove e lo appoggia con gran difficoltà, ma tenta con tutte le sue forze di rialzarsi.
Comincia ad appoggiare delicatamente anche l’arto fratturato e, molto faticosamente, riesce a muovere pochi passi, anche grazie ai veterinari che lo avevano soccorso inizialmente e che gli hanno praticato della fisioterapia seguendolo passo dopo passo. È l’inizio della ripresa. Non correrà più nei boschi, ma vivrà godendosi il meritato di riposo, una sorta di pensione anticipata il più lontano possibile dalle armi da fuoco.





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