il nostro staff

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martedì 24 novembre 2015

È ARRIVATO IL FREDDO!


Alla fine, il freddo è arrivato e se ne sono accorti anche i nostri amici a quattro zampe, magari più attrezzati di noi per affrontarlo ma non per questo immuni alla sua stretta. Cosa possiamo fare per aiutare cani e gatti? Qualche piccolo accorgimento che non richiederà grande fatica a noi ma riempirà di caldo, e gioia, loro.

Se il gatto il cane vivono all’aperto, la loro cuccia va allestita con cura. Deve essere leggermente sollevata da terra per evitare umidità e acqua. Collocata in punto riparato dal vento e con la porticina di ingresso posizionata in modo che non vi entrino pioggia e neve. All’interno vanno collocate coperte calde (ottima la lana), ma vanno bene anche vecchi maglioni. Ovviamente questi ultimi vanno cambiati spesso, in particolari modo se bagnati (l’acqua può essere portata all’interno anche dall’animale che vi rientra bagnato). Un piccola ciotola del cibo e dell’acqua (attenzione che non si rovesci) può essere collocata all’interno, in modo che la sua pappa non geli. Gli animali, i gatti in particolare, apprezzano molto se durante la notte una boule di acqua calda viene infilata sotto le coperte, diventando una sorta di riscaldamento autonomo. Se potete spendere qualche soldino, i negozi di animali vendono cucce in materiale plastico termoisolante (un po’ costose a dire il vero) e anche “cappottini” (decisamente più economici), per cani e gatti.

mercoledì 18 novembre 2015

GATTI: ESAME GRATUITO DELLA GLICEMIA


Sempre più gatti soffrono di diabete, come testimoniato da una recente indagine dalla quale è emerso che viene colpito da tale patologia 1 gatto su 200. Per determinare se il gatto ha il diabete basta un semplice esame del sangue, quello relativo alla glicemia.

La glicemia è il valore della concentrazione di glucosio (in altre parole zucchero, nutrimento essenziale per le cellule) nel sangue. Se tale concentrazione è eccessiva si ha il diabete, una patologia causata dalla mancata produzione di insulina (l’ormone che aiuta ad assimilare lo zucchero) i cui sintomi più evidenti sono: aumento della sete, perdita di peso, aumento della minzione, letargia, debolezza, mantello poco lucido e rovinato.
La prospettiva di vita di un gatto diabetico dipende dalla sua età al momento della diagnosi, dalla facilità nella stabilizzazione, dalla presenza e gravità di eventuali patologie concomitanti.

Da metà novembre a fine dicembre la Clinica Veterinaria Parabiago EFFETTUERÀ GRATUITAMENTE L’ESAME DELLA GLICEMIA A TUTTI COLORO CHE NE FARANNO RICHIESTA. Basterà fissare preventivamente un appuntamento (al numero telefonico 0331556605) per un giorno a scelta tra giovedì e domenica. Ricordate: il gatto deve essere a digiuno da almeno 12 ore.

martedì 17 novembre 2015

LA GIORNATA DEL GATTO NERO

Il 17 novembre di ogni anno è la giornata internazionale del gatto nero (mentre il 17 febbraio è la giornata mondiale di tutti i gatti). Date un bacio ai vostri quattro zampe di questo colore, che NON portano sfortuna, ma solo tanta simpatia.

lunedì 16 novembre 2015

NEWSLETTER NOVEMBRE

Avete ricevuto la nostra Newsletter gratuita di novembre? Se no, potete richiederla inviando una mail a info@clinicaveterinariaparabiago.it.


venerdì 13 novembre 2015

SEMPLICE MA STRAORDINARIA


Si narra che il famoso fisico Isaac Newton (1642-1727) ebbe un gatto. Il felino, di cui non conosciamo il nome, non lo aiutò nei suoi studi sulla gravità ma, grazie alla propria testardaggine, lo spinse (costrinse?) a elaborare qualcosa di molto più pratico, un’invenzione destinata a facilitare gli spostamenti dei gatti di tutto il mondo e ad alleggerire i loro umani di un compito ripetitivo. Come molti suoi colleghi, infatti, il gatto aveva l’abitudine di entrare e uscire da casa con grande frequenza, costringendo lo scienziato a interrompere il proprio lavoro per svolgere il compito di portiere. Stanco di tale incombenza, la leggenda narra che Newton ideò una gattaiola, ovvero un buco nella porta grazie al quale il micio potè varcare la soglia a piacimento senza bisogno di aiuto da parte di nessuno. Un’invenzione apparentemente semplice, ma diffusasi rapidamente e grazie alla quale, ancora oggi, gatti e umani hanno notevolmente migliorato la propria convivenza. Dopotutto, fu proprio Newton a dire che “la verità si trova sempre nella semplicità, e non nella complessità e confusione delle cose.”

martedì 10 novembre 2015

IL PUNTO DI VISTA DEI BIMBI



Animale domestico sì o animale domestico no? Che cosa ne pensano i bambini? I bambini tendono quasi sempre a esprimersi in maniera entusiasta nei confronti degli animali di ogni specie. Solo pochissimi hanno un atteggiamento indifferente, o a addirittura negativo (e in questo caso sarebbe il caso di indagare sulle motivazioni). L’entusiasmo aumenta quando si tratta di animali familiari, che vivono nelle loro case. Bambini che non hanno animali domestici, invece, hanno dimostrato di provare una certa frustrazione riguardo tale “mancanza”, anche se il più delle volte comprendono le motivazioni dei genitori nel non volere un animale. Sta di fatto che i bambini che convivono con un animale dipingono tale rapporto come appagante, traendone anche una sensazione di utilità. Ai loro occhi (e in parte è vero) l’animale ha bisogno di loro, per il cibo e le passeggiate, responsabilizzandoli e facendoli sentire utili. L’animale, poi, li spinge a comunicare anche con gli altri esseri umani. Bambini solitamente timidi o inibiti tendono infatti a diventare più colloquiali se gli si chiede di parlare del loro “amico” a quattro zampe. Allo stesso modo, bambini abitualmente più aggressivi, diciamo un po’ troppo vivaci, diventano più tranquilli e costruttivi di fronte a un dialogo sul loro animale da compagnia.

giovedì 5 novembre 2015

EMOZIONI BESTIALI


I cani amano? Odiano? Provano dolore? Da secoli filosofi e scrittori sostengono di sì, e ora anche la scienza si schiera a favore di questa ipotesi.
La dottoressa Patricia McConnell, autrice del libro “For the love of a dog”, spiega che le emozioni sono qualcosa di inafferrabile, ma che si può facilmente osservarne le conseguenze dato che causano nell’individuo variazioni organiche, mutamenti di espressione, e via dicendo. In altre parole, se si prova paura il corpo reagisce con sudorazione, irrigidimento dei muscoli, produzione di adrenalina, dilatazione delle pupille, ecc. Reazioni che in parte notiamo anche nei cani, senza contare che la paura è una delle emozioni base per la sopravvivenza. 
Il professore di biologia Mark Bekoff, in “The Emotionals life of Animals”, arriva ad affermare che “argomentare contro l’esistenza delle emozioni negli animali è cattiva biologia.” Questo etologo statunitense ha incentrato i suoi studi proprio sulla vita emozionale degli animali, abbinando l’osservazione sul campo con le ricerche scientifiche nel campo della neurologia e delle scienze comportamentali. Bakoff sostiene che è assurdo non riconoscere un’identità agli animali, considerandoli come individui, personalità ricche, con una mente collegata ad emozioni, esseri senzienti con complesse vite affettive. 
Il problema principale, nell’affrontare la questione delle emozioni dei cani (ma anche di altri animali), resta quello della dimostrazione. Un essere umano parla, quindi è in grado di comunicare con dovizia di particolari ciò che prova, e di discuterne con i propri simili. Un cane, invece, non può farlo. In realtà, non è del tutto vero, dato che anche i cani utilizzano forme di comunicazione proprie, come l’abbaiare o la gestualità del corpo (in particolare lo scodinzolare), ma sono certo meno sofisticate della parola, talvolta poco comprensibili dagli uomini e, soprattutto, scarsamente considerate da questi ultimi su un piano scientifico. Uno scienziato, Gregory Berns, ha pensato di risolvere il problema con un’esperimento semplice e complesso al medesimo tempo. Questo neuroscienziato americano per determinare l’esistenza e il tipo di sentimenti dei cani non si è basato sui comportamenti degli stessi, ma sull’attivazione di zone del cervello, comparando i dati con quanto avviene nelle persone. Per farlo, Berns ha dato vita al “Dog Project” e per circa due anni ha sottoposto dei cani a delle risonanze magnetiche, con l’obiettivo di comprendere quali parti del loro cervello si attivano in seguito a stimoli precisi. Partito con due cani appartenenti alla sua famiglia, ha allargato il numero di animali fino ad arrivare a una dozzina. La cosa più difficile è stata “convincere” i soggetti a effettuare il test. I cani volontari non erano né sedati né legati, altrimenti non sarebbe stato possibile studiare le funzioni di un cervello, soprattutto quelle attinenti la percezione e le emozioni. Tutti i proprietari dei cani sottoposti allo studio avevano la facoltà di abbandonare il test in caso di manifestazione di disagio del cane. È stato quindi utilizzato un addestratore per insegnare ai cani a entrare nel tunnel della risonanza magnetica e a rimanere perfettamente fermi per circa trenta secondi all'interno, senza essere spaventati dai rumori del macchinario. Dopo mesi di allenamento, prove ed errori, Berns è riuscito a tracciare le prime mappe cerebrali dei cani e a paragonarle con quelle dell’uomo. Nell'uomo si illuminano alcune parti cerebrali in associazione a sentimenti di piacere o in anticipazione di determinati eventi (cibo, amore e denaro). La parte cerebrale interessata è il "nucleo caudato" che è situato tra il ponte e la corteccia cerebrale. Lo stesso avviene con i cani, il cui nucleo caudale si attiva in presenza di cibo, o al sopraggiungere del proprietario oppure in presenza di odori umani, in pratica ogni qualvolta sono sottoposti a stimoli positivi, dimostrando che possono provare esperienze emozionali e che hanno un livello di sensibilità comparabile a quella di un bambino. 
Berns ha anche scritto un libro sull’argomento, “How Dogs Love Us”, nel quale ha intrecciato le esperienze quotidiane con i cani di famiglia con la suddetta ricerca, creando un testo di divulgazione di facilissima comprensione. Inoltre, si è posto una domanda: “Che cosa pensano gli animali?” La risposta è tutto sommato semplice: “Pensano quello che noi pensiamo”, ovvero non solo provano le nostre stesse emozioni, ma spesso le condividono, grazie a un legame con gli esseri umani sviluppato nel corso dei millenni. 
C’è poi la “questione” chimica, troppo complessa per essere esaurientemente trattata in questa sede, ma che necessita almeno di un accenno. Se le nostre emozioni sono frutto di reazioni chimiche che avvengono nel nostro cervello e nel sistema nervoso periferico, e se i cani “funzionano”, da un punto di vista chimico, all’incirca come gli esseri umani, perché non dovrebbero aver una sfera emotiva simile alla nostra? L’emissione della serotonina (neurotrasmettitore che nel sistema nervoso riveste un ruolo centrale nella gestione dell’umore) è tipica degli esseri umani come dei cani, giocando per entrambi un ruolo fondamentale nella regolazione delle emozioni.
Tutte queste disquisizioni scientifiche, per quanto estremamente importanti, appariranno tuttavia superflue a chi vive con un cane. Qualsiasi essere umano che abbia stretto un rapporto non superficiale con questi splendidi animali, affermerà con certezza che basta guardarli con attenzione negli occhi o osservarne i comportamenti per comprendere immediatamente quante emozioni passino per la loro testa.