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martedì 6 dicembre 2016

LA STORIA DI ARTÙ

In Clinica talvolta arrivano casi (e pazienti) più complessi di altri, che possono evolversi in modi inaspettati. Abbiamo chiesto al Dottor Luca Redaelli di raccontarcene qualcuno. Inizialmente ha opposto un po' di resistenza, ma poi ha collaborato. Ecco, quindi, la sua terza storia, quella di Artù.


È curioso, se a un essere umano capita, per un incidente o altro motivo, di perdere un arto, si cerca in ogni modo (e giustamente) di supplire a tale perdita con delle protesi, e si impiegano altrettanti sforzi (altrettanto giustamente) perché la sua vita possa proseguire nel modo più normale e felice possibile. Invece, quando incidenti simili capitano a degli animali spesso si tende a vederli come qualcosa di irreparabile. Al contrario, gli animali generalmente hanno una capacità di adattamento superiore a quella degli uomini, e una forte volontà di sopravvivenza che li spinge a superare ostacoli solo apparentemente insormontabili. Questa è la storia di Artù, un setter Gordon di nove anni che rappresenta un perfetto esempio di quanto detto sopra.
Artù, un cane usato per la caccia, arriva in clinica ai primi di maggio 2016. Zoppica vistosamente, senza appoggiare l’arto anteriore destro e con un rigonfiamento dolorante della regione del carpo. Dopo aver eseguito delle radiografie sospettiamo un tumore osseo maligno (osteosarcoma) a carico della porzione distale del radio (in pratica la parte della zampa più distante dal gomito). Sospetto purtroppo confermato dall’esame citologico. Il proprietario non potrà più usare il cane per la caccia, a causa delle cure consistenti in amputazione dell’arto e successiva chemioterapia. Per questo motivo decido di farmi cedere Artù e di occuparmi personalmente degli esami preoperatori, dell’intervento chirurgico e del decorso post operatorio con l’intento di trovargli, in seguito, una nuova famiglia. 
Artù viene quindi sottoposto a un esame TAC per verificare l’assenza di metastasi a distanza. Escluse queste ultime, viene eseguita l’amputazione dell’arto anteriore destro.
La degenza post operatoria dura 15 giorni. Durante i primi 2/3 giorni
Artù fatica ad abituarsi alla nuova condizione, ma al terzo giorno comincia a camminare. Sempre nei primi due giorni prova dolore, anche se meno intenso di quello preoperatorio, e incontra difficoltà nello stare in piedi e nel muoversi. Tuttavia, grazie alle terapie analgesiche, ad aiuti nella ambulazione e a sedute di agopuntura della Dott.sa Corinne Della Vedova riprende gradualmente a muoversi, fino a correre dopo 10 giorni. 
Nel frattempo, trova anche una nuova famiglia che lo accoglie e accetta di seguire il protocollo chemioterapico per garantirgli una migliore e duratura speranza di vita. Ora Artù corre e abbaia felice nel giardino della sua nuova casa, assieme a un setter Gordon femmina, e una volta ogni 4 settimane torna in clinica per la chemioterapia. Poco gli importa di avere una zampa in meno se può comunque fare tutto quello che gli piace. Una lezione di vita anche per noi umani.



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